"(...) L'amore rivela un accordo tra due creature che già era disegnato sin dal principio dei tempi, così come il Destino aveva da sempre deciso che Piramo e Tisbe fossero uniti in un solo gelso."
"E l'amore infelice?"
"Io non credo che vi sia veramente un amore infelice. Vi sono soltanto amori che non sono ancora giunti a perfetta maturazione, dove per qualche ragione l'amata non ha colto il messaggio che le proviene dagli occhi dell'amante. E però l'amante sa a tal punto quale somiglianza di natura gli sia stata rivelata che, per forza di questa fede, sa attendere, anche tutta la vita. Egli sa che la rivelazione a entrambi, e il ricongiungimento, potrà attuarsi anche dopo la morte, quando, evaporati gli atomi di ciascuno dei due corpi che si disfano nella terra, essi si riuniranno in qualche cielo. E forse, come un ferito, anche senza sapere che qualcuno sta cospargendo di Polvere l'arma che lo ha colpito, gode di una nuova salute, chissà quanti cuori amanti non godono ora di un sollievo improvviso dello spirito, senza sapere che la loro felicità è opera del cuore amato, divenuto amante a sua volta, che ha dato avvio alla congiunzione degli atomi gemelli."
Debbo dire che tutta questa complessa allegoria teneva sino a un certo punto, e forse la Macchina Aristotelica di padre Emanuele ne avrebbe mostrato l'instabilità. Ma quella sera tutti rimasero convinti di quella parentela tra la Polvere, che guarisce da un male, e l'amore, che oltre a guarire più spesso fa male. (U. Eco, 'L'isola del giorno prima')
(Che ti devo dire, Umberto, certi pensieri, a parte quella cosa macabra delle particelle decomposte che si appiccicano dopo la morte che mi fa un po' schifo, certi pensieri, dicevo, sono l'unica speranza alla quale ancora mi aggrappo. Mi sento un po' destinata a non corrispondere e non essere corrisposta. Ma mi ci aggrappo, oh, se mi ci aggrappo).
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